martedì, luglio 29, 2008

Di solito

Di solito quando vengo qui a scrivere un post nuovo questo rappresenta proprio quello che volevo dire; a parte quello dell'altra volta, "l'intervallo"...quella volta lì non avevo proprio un cazzo da dire!
Con questo non voglio affatto sminuire l'intelligenza di quelle persone che comunque hanno trovato 3 minuti per leggerlo...
Al giorno d'oggi dopotutto non si sa mai in anticipo se uno qualcosa la scrive perchè ne è intimamente convinto e sente il bisogno viscerale di esprimerla, oppure se la scrive semplicemente per riempire gli spazi, le tasche o uno schieramento piuttosto che un altro...
Questo almeno è quello che ho pensato quella volta lì che sul Corriere era venuta fuori quella strana teoria sulla tortura...
in fondo un pò di tortura inflitta alle persone giuste, al momento giusto e con una certa moderazione, potrebbe sempre rivelarsi uno strumento utile alla salvezza di intere popolazioni e quindi dell'umanità e con essa i suoi valori cristiano/giudaici fondati sul rispetto, la democrazia ed i diritti umani...
qualcosa del genere...

Mo, io non appartengo a nessuna fazione (soprattutto adesso che ho scoperto che il governo attuale si dichiara di sinistra) e nemmeno ricevo alcun sussidio o incentivo in base al numero di post pubblicati od al numero di righe o di parole che riempiono "le colonne" del mio blog, però quel post lì, l'intervallo, mi era servito ad impiegare i 15 minuti tra il primo ed il secondo tempo di una partita degli europei...
E poi mi ha permesso di scrivere queste riflessioni senza colpoferire...

inoltre richiamando il suddetto post ottengo il fine secondario di citarmi da solo e rilanciare l'attenzione su un tema già affrontato ma non attenzionato abbastanza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma quali sono queste persone "giuste" a cui poter infliggere torture??

Mah!

Momo ed io ha detto...

Chiediamolo a Panebianco, editorialista del corriere della sera...
Magari ce lo spiega lui come funziona.

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momo ed io non siamo molto compatibili ma dobbiamo rassegnarci a convivere.