venerdì, gennaio 19, 2007

Credenze e miracoli



Puebla 16_01_2007


Nel 1521 arrivarono gli spagnoli, accolti come dei
decimarono la popolazione indigena con mattanze e infermità sconosciute, sacrificarono culture e religioni centenarie sugli altari dorati della chiesa cattolica e delle sue credenze.

Mexico: Il templo mayor della Tenochtitlan azteca fu demolito nel giro di pochi mesi e sulle sue macerie fu costruita la imponente cattedrale metropolitana.

Puebla: A Cholula, cittadina a pochi km dalla città di Puebla, il santuario di "nuestra señora de los remedios" fu edificato, come un fungo parassita, in cima alla piramide più grande del mondo, appartenente al IV secolo D.C.; tuttora la chiesa cattolica non permette che si faccia pulizia togliendo la vegetazione infestante che deturpa la piramide e la rende poco più che una collina rocciosa. Cholula conta 365 chiese, una per ogni giorno dell'anno.

CREDENZE e MIRACOLI:
Oggi la popolazione indigena conta circa 1 milione di "esemplari". Essi sono riusciti più o meno a tramandare il "nahuatl"(idioma indigeno) facendo a meno dei testi e codici alfabetici antichi che furono dati alle fiamme. Prima della colonizzazione gli autoctoni erano 25 milioni e adoravano dei pagani.
Oggi il 90% della popolazione messicana è cattolica.
Nel 1521, anno dell'invasione, a Città del Messico un contadino avvistò la Vergine, identificata e venerata poi per sempre come la Vergine di Guadalupe; nello stesso periodo a Puebla, degli angeli innalzarono le campane della cattedrale de los angeles, troppo pesanti per essere sollevate da braccia umane.
Molti altri miracoli come questi, probabilmente, hanno favorito la "miracolosa" conversione al cattolicesimo di un popolo intero nel giro di pochi anni,
per fortuna però, ancora oggi si incontra qualcuno per strada che pratica lapulitura dello spirito ("limpia"), prende energia levando le mani al sole, festeggia il giorno dei morti facendogli delle offerte e crede nella reincarnazione dell'anima.

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momo ed io non siamo molto compatibili ma dobbiamo rassegnarci a convivere.